mercoledì 7 settembre 2016

Dieta Rigida VS Dieta Flessibile: Gestione e approccio psicologico

Quando ci si appresta a perdere peso o in generale a modificare la propria alimentazione (per obiettivo salutistico o sportivo) è necessario fare una scelta tra diversi percorsi, che si differenziano collocandosi in un continuum ai cui estremi troviamo la dieta rigida (non intesa necessariamente come forte restrizione calorica, piuttosto come impostazione molto schematica riguardo alla scelta degli alimenti e all’impostazione dei pasti) e dall’altra la dieta flessibile. Ogni approccio alimentare ha dei pro e dei contro.

Analizzando le caratteristiche di ciascuna delle due, nel primo caso il piano preimpostato nelle dosi e nel numero dei pasti (calibrato rispetto ad un preciso apporto calorico e ripartizione di macronutrienti) che garantisce poca flessibilità nella scelta degli alimenti è semplice da seguire a livello tecnico perché non ci sono ampi margini di modifica: esso se strutturato bene apporta macro e micro nutrienti nelle giuste dosi in modo bilanciato.
Ha però alcuni punti di debolezza: è la persona che si adatta alla dieta e non viceversa. Non essendo troppo elastica nella scelta degli alimenti e per niente nella struttura dei pasti porta la persona a vivere passivamente l’alimentazione. Se da un lato può apparire rassicurante dall’altro può diventare stretta ed insostenibile, provocando effetto di reattanza psicologica (in pratica ribellione ad una “imposizione”) e spesso abbandono della stessa. La dieta rigida dice COSA mangiare ma non INSEGNA come. È necessaria forte motivazione per aderire a tale regime, che ad ogni modo non è semplice da gestire sul piano sociale (non infrequente l’isolamento e l’evitamento delle situazioni “a rischio” sgarro). Inoltre, una volta raggiunto l’eventuale obiettivo della perdita di peso la persona non è ancora autonoma nel riuscire a gestire la propria alimentazione dal momento che questa, se in partenza squilibrata o eccessiva, avrebbe dovuto necessariamente implicare una “rieducazione”. Può essere utile al fine del raggiungimento di obiettivi sportivi nel breve termine, a fronte di una forte motivazione da parte del soggetto.

Tra la dieta rigida e la dieta flessibile si situa un tipo di regime conosciuto come IIFYM, basato sul conteggio calorico e sulla ripartizione dei macronutrienti nell’arco della giornata. A suo favore ci sono diversi punti: la dieta si adatta alla persona, che deve imparare ad autogestirsi in maniera elastica in base a ciò che può e che deve assumere. In questo modo riesce a vivere le situazioni sociali senza apportare modifiche al piano dei macronutrienti, può scegliere il tipo di alimenti, la composizione dei pasti e la distribuzione durante la giornata. È sostenibile perché prolungabile nel tempo e assolutamente gestibile con coscienza e consapevolezza, in base alle proprie necessità e abitudini. Vi è però il rischio che, dovendosi basare esclusivamente sulla quantità dei macronutrienti, la persona perda di vista un po’ troppo spesso l’attenzione alla scelta degli alimenti che può portare ad uno scarso apporto di micronutrienti e alla selezione eccessiva di alimenti “non sani”. A livello psicologico il rischio è di entrare nel circolo del conteggio ossessivo delle calorie (le quali nella dieta rigida sono invece precontemplate, dunque non è necessario approcciarvisi costantemente), o di fare grandi abbuffate seguite da forte restrizione compensativa non riuscendo a gestire un equilibrio. Esso in non rari casi può essere contemplato come una sorta di “gabbia d’oro”: molte persone si nascondono dietro a tale tipo di regime per mantenere una disfunzionale sicurezza sulla propria alimentazione; la paura di uscire fuori da un meccanismo numerico per il terrore di lasciarsi andare, di perdere il controllo e di avere conseguenze sul piano fisico (valutate spesso in modo irrazionalmente ed eccessivamente catastrofico) porta dunque a incastrarsi e a mantenersi all’interno di questo meccanismo poco sano e poco sereno. 

La dieta flessibile è invece una dieta (intesa come stile di vita) elastica che si adatta alla persona ed al contesto senza tenere rigorosamente conto di calorie e macronutrenti partendo dal presupposto che il corpo non è una macchina rigida ma appunto duttile, che si adatta continuamente aggiustando il tiro in relazione alle piccole variazioni quotidiane e che il conteggio calorico è spesso mera illusione, dal momento che non potremo MAI esattamente conoscere l’introito in base a tantissime variabili (contenuto di acqua, maturazione…). La dieta flessibile non comporta conteggi e schemi. Si basa sulla consapevolezza della persona, sulla conoscenza delle sue necessità e sulle sue abitudini, sulla rotazione degli alimenti, la varietà e l’elasticità, ed è sostenibile nel lungo periodo (diventa dunque uno stile di vita). Ovviamente questo tipo di approccio implica (come anticipato) una “rieducazione alimentare” per quanto riguarda soprattutto il “come” applicare i principi basilari di una sana alimentazione.
Tale scelta deve comportare che il rapporto col cibo sia sereno, senza che vi siano legami disfunzionali tra questo ed il piano emotivo (dunque se il soggetto proviene da un rapporto contrastante col cibo, che sia esso un disturbo alimentare conclamato o una relazione poco serena con l’alimentazione vi è la necessità imperante di risolvere tale problema mediante un supporto psicologico che sciolga i nodi di questo conflitto) e che la persona abbia coscienza dei propri meccanismi di fame e sazietà (senza farsi troppo influenzare da variabili esterne). Il pro e il contro della dieta flessibile è sovrapponibile perché è uno solo. Il soggetto deve infatti trovare l’energia, la motivazione e la forza di diventare promotore attivo delle proprie scelte e del proprio benessere, con consapevolezza e coscienza, riuscendo a gestire e mantenere un equilibrio in maniera durevole senza essere succube di schemi preimpostati: è funambolo sul nastro della propria alimentazione e della propria salute senza aggrapparsi, senza sbilanciarsi in maniera eccessiva, consapevole del proprio baricentro ed esercitando la stabilità in modo naturale. Grazie a queste caratteristiche la dieta flessibile ha le carte in regola per ergersi come la migliore espressione alimentare proiettata nell’ottica di uno stile di vita equilibrato e sano nel lungo termine.

Il mio articolo per Studio Trainer Italia

Nessun commento:

Posta un commento