domenica 13 marzo 2016

Lasciarsi andare: vivere lo "sgarro" con serenità e non più col senso di colpa.

Bombardati continuamente da pubblicità di regimi rigidi e miracolosi, oppure seriamente pianificati ma comunque schematici o restrittivi, finalizzati al dimagrimento oppure ad obiettivi estetici e/o sportivi, può capitare di chiedersi cosa è e come dovrebbe essere vissuto lo sgarro, chiamato all'Americana "Cheat Meal" (o addirittura Cheat Day, quando implica una giornata interamente "libera" dal protocollo). 

Il cheat meal si caratterizza per essere un pasto “inconsueto” in termini di macronutrienti, qualità e/o quantità di cibo. Esso sul piano psicologico può avere l’utilità di "staccare" da un regime alimentare caratterizzato da una rigidità che potrebbe provocare, a lungo termine, stress nel soggetto. Può essere introdotto/desiderato o pianificato sia in un regime ipocalorico (in cui ha utilità anche a livello metabolico) per avere la libertà di assumere una maggior quantità di cibo (tale comunque da non tramutarsi in un’abbuffata) di qualità diversa dal solito (magari più condito, o un dolce), sia in regime ipercalorico (quando magari nonostante la grande quantità di  calorie la dieta abituale risulta monotona o schematica). In entrambi i casi il riferimento è ad un piano nutrizionale strutturato e finalizzato ad un obiettivo. Nonostante questo, esso va vissuto in modo elastico. Non è dunque obbligatorio fissarlo il giorno esatto in cui è deciso da piano, ma può essere flessibilmente spostato in base alle proprie preferenze, ad impegni o inviti, senza per questo minare la buona riuscita della dieta (se mangeremo la pizza il martedì invece che il sabato, non avrà senso farsene un problema, dal momento che avremo comunque la possibilità di aggiustare il tiro il sabato).

In un regime alimentare invece elastico, equilibrato, flessibile, nutrizionalmente corretto e sano (volendo anche finalizzato al dimagrimento) non rigidamente pianificato può aver luogo (può capitare infatti di vivere situazioni in cui ci  si trova a mangiare alimenti diversi da quelli assunti giornalmente, ma ciò comunque non deve giustificare una smodata e incontrollata assunzione di calorie, dal momento che esse possono essere contenute anche con cibo più sostanzioso) ma non può e non deve essere desiderato o bramato in maniera frequente, perché ciò è sintomo di un’alimentazione che deve essere rivista o di un negativo rapporto/equilibrio col cibo. Un pasto qualitativamente diverso non può provocare ansia nel soggetto “equilibrato”, che data tale caratteristica è consapevole di riuscire a gestirlo in termini quantitativi (o che, se eccezionalmente non lo farà, non avverrà una catastrofe), oltre ad essere a conoscenza del fatto che un pasto inusuale non ha conseguenze negative sul corpo o sulla salute.

Differisce da un’abbuffata su diversi punti: il cheat meal (relativo dunque ad un regime dietetico preimpostato dato che, come esplicitato in precedenza, esso non ha senso di essere chiamato tale in uno stile di vita equilibrato) è infatti un pasto o programmato o sporadico (quindi ogni tot giorni) e non una perdita di controllo momentanea ed impulsiva, è dunque messo in atto con coscienza e con la consapevolezza che esso è e deve essere confinato esclusivamente il quel pranzo/cena. A differenza di un’abbuffata (nel senso patologico del termine) in cui il soggetto ingurgita il cibo senza cognizione, senza gusto e senza piacere, assumendo una grandissima quantità di alimenti indiscriminatamente in un breve lasso di tempo, il pasto libero deve essere vissuto col piacere di gustarsi un cibo desiderato e non quotidianamente "permesso". Questo porta in conseguenza che il pasto non può e non deve portare a sensi di colpa, perché il soggetto deve essere dotato di un autocontrollo tale da sapere che esso ha una sua utilità, non inficia sulla dieta ed è una tantum (nelle abbuffate appunto caratterizzate dal senso di colpa in genere il soggetto invece ha il terrore che l’episodio possa portare a una cascata di scivoloni proprio per assenza di autocontrollo e fiducia in se stesso).

Nell'ottica di uno stile di vita equilibrato invece, la persona che ha imparato a nutrirsi in maniera bilanciata nel quotidiano e che non segue una pianificazione alimentare rigida affronta con serenità i pasti fuori norma, senza privarsi di niente, gustandosi il cibo e la convivialità senza esagerare e senza provare ansia, perchè cosciente di sapersi autogestire nell'immediato e nel futuro prossimo, vivendo il cibo come alleato di benessere e non come nemico di cui aver paura.