Il termine fobia, in psicologia, indica un’irrazionale e persistente paura
di un determinato oggetto (situazione, animale, persona) che porta il soggetto
a vivere una sensazione di disagio, di autonomia ristretta e di continuo
evitamento delle circostanze che potrebbero metterlo a contatto con l’oggetto
della fobia (che, nella realtà, non rappresenta reale pericolo).
Per quanto riguarda l’ambito dell’alimentazione, questa infondata paura è
spesso espressa nei confronti di determinate classi di alimenti: in questo caso
specifico affronteremo la “fobia dei carboidrati” (già da tempo dibattuta in
America e denominata “carborexia”), ovvero il categorizzare i cibi ad alto
contenuto (in percentuale rispetto agli altri macronutrienti) di carboidrati
come “cibi cattivi”, da evitare, per l’immotivata convinzione che facciano
ingrassare.
Partendo dal presupposto che non esiste alcun reale motivo per cui tale
paura possa essere fondata, dal momento che è appurato che sia l’eccesso
calorico, e non una determinata classe di alimenti, a portare ad un accumulo di
grasso, è però evidente quanto stiano dilagando “diete di moda” che propongono
la quasi eliminazione dei carboidrati al fine di ottenere una perdita di peso
nel breve termine. È pacifico che una dieta che porta alla quasi abolizione di
un macronutriente che nell’alimentazione media apporta circa il 50% di calorie,
nonostante si incrementino (generalmente in maniera inadeguata) i livelli degli
altri due, porterà inevitabilmente ad una perdita di peso dovuta al deficit
calorico (sebbene poi siano evidenti gli spesso scarsi risultati di tali diete
nel mantenimento del peso nel lungo termine, sia per la modalità della perdita
del peso che per la sostenibilità del regime). Questo ha portato all’errata
convinzione che il carboidrato sia il male, il nemico da evitare per perdere
kg.
Non aiutano di certo a sradicare questa convinzione i messaggi lanciati dai media e dall’industria alimentare, i primi diffondendo la cultura della forma perfetta con alimentazioni estreme sponsorizzate da modelle e attrici, la seconda proponendo continuamente alimenti “low carb” alternativi ai classici.
Non di rado avviene anche che alcune persone si auto convincano senza reale
riscontro di essere intolleranti al glutine, o addirittura proprio ai
carboidrati (intolleranza peraltro inesistente), denunciando sintomi talvolta
esasperati, probabilmente causati semplicemente dall’ECCESSO, e questo porta
alla più o meno conscia conseguenza di restringere l’assunzione degli alimenti
in cui sono presenti. Eliminando quindi i cibi che li contengono, senza
compensare adeguatamente con alimenti alternativi, sentendosi per forza di cose
“alleggeriti” e notando una perdita di peso, si rinforza dunque l’errata
convinzione, confermando la scelta e mantenendola, col rischio di entrare in un
circolo vizioso in cui spesso si ha il terrore di reinserire determinati
alimenti nella propria quotidianità.
La necessità di voler trovare un capro espiatorio a cui attribuire la
“colpa” del proprio sovrappeso è un meccanismo mentale inadeguato, da cui
proteggersi, in quanto ogni alimentazione bilanciata che contempla un deficit
calorico porta ad una perdita di peso. È vero che all’eliminazione del
carboidrati (spesso “fai da te”, dunque con un regime fortemente ipocalorico)
consegue nel breve periodo un decremento ponderale (notare bene che non si tratta
solo di PERDITA DI GRASSO ma in buona percentuale di liquidi e di massa
muscolare). Quello che però bisogna tenere in conto è che l’immediata e
repentina perdita di kg porterà inevitabilmente ad uno stallo, e a livello
psicologico dunque ad un abbattimento e scoraggiamento atti a determinare
l’abbandono della restrizione e un ritorno alle abitudini precedenti (con
conseguente aumento di peso).
Dunque, per concludere, nell’approccio alla dieta è necessario SEMPRE
ricordare che:
-è bene parlare di “alimenti”, non di “carboidrati” (valutare in primis la
qualità e la quantità, non la classe generica);
-Non esistono cibi cattivi e cibi buoni, è semplicemente necessario vivere
nell’ottica della moderazione;
-Nessun macronutriente fa ingrassare, è l’eccesso di calorie che porta
all’incremento del peso;
-Le scelte drastiche rischiano di avere vita breve, portando dunque ad una
inversione di tendenza nell’eccesso opposto, oppure radicandosi in disturbi più
complessi;
-A meno di obiettivi sportivi nel breve termine o patologie che necessitano
di piani strutturati e limitanti, ha davvero poco senso imporsi alimentazioni
troppo selettive.
Il mio articolo per Studio Trainer Italia
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