Entrando in palestra prima o poi ognuno di noi si imbatte, prima per sentito
dire poi per esperienza diretta, nel magico mondo degli integratori. Argomento
alquanto discusso, su cui se ne sentono tante. Da chi pensa che le proteine in
polvere “facciano dimagrire”, a chi le include erroneamente tra le sostanze
dopanti, a chi sostiene che alcuni integratori abbiano degli effetti
miracolosi, a chi crede che abbiano magici poteri ipertrofizzanti. Le dicerie
sono tante, e questa non sarà in alcun modo una delle tante dissertazioni su
quali e quanto possano avere una finalità concreta, dal momento che a parer
mio, in questo campo, tutto può essere utile ma niente è indispensabile: questo
vuole solo essere uno spunto di riflessione ed un monito, per capire anche
quali siano i possibili effetti negativi sulla mente in cui ci si può imbattere
se le nostre convinzioni non combaciano con la realtà. L’integratore, come dice
la parola stessa, è un prodotto che ha la finalità di “integrare” ovvero di
completare un’alimentazione che è carente in qualcosa. Nel mondo dello sport ne
esistono svariati tipi, ognuno dei quali può avere un senso solo se
contestualizzato e ponderato all’interno di un piano strutturato e individualizzato.
Qual è il dilemma?
Qual è il dilemma, quando ci approcciamo a questo complesso e intricato
universo? Il problema non è la realtà stessa, quanto le distorsioni che noi
facciamo della realtà in base ai nostri “schemi mentali” e alle nostre credenze,
che porta al risultato di ottenere anche effetti controproducenti.
È nella mente di molti, in particolare nei giovani che si approcciano al
mondo del fitness, la convinzione che l’integratore sia essenziale, che gli
effetti (specialmente riguardo alle proteine in polvere) siano quasi
miracolosi, o che contribuisca e sia fattore determinante per l’ipertrofia.
Questo è ovviamente sostenuto dalle continue campagne di marketing delle
aziende che li producono (e li vendono, e ci guadagnano..) che in modo sottile
diffondono l’idea che se vai in palestra ma non integri, non sei un vero sport
addicted. Il problema di focalizzare l’attenzione in modo esagerato
sull’integratore (informandosi su quali siano i migliori, i “più efficaci”, in
quale dose, in quale momento del giorno, con quale liquido ecc..) porta a
perdere di vista le variabili essenziali su cui strutturare i propri obiettivi,
ovvero l’alimentazione e l’allenamento. Il convogliare la propria attenzione su
un aspetto superficiale, dilatandone nella propria mente l’importanza, invita a
sottostimare e a tralasciare ciò che è davvero importante dunque, oltre ad
avere effetti nulli, può avere anche un effetto deleterio, perché nessun piano
che si concentri sui “migliori integratori” ma con alimentazione e allenamento
“improvvisati” porterà ad un risultato ottenuto mettendo al centro gli aspetti
che hanno primaria importanza.
Nel caso di alcuni specifici integratori, ad esempio i multivitaminici, si
corre il rischio di incappare nel meccanismo per cui l’utilizzo dello stesso
porta ad un “autogiustificare” la carenza sempre più marcata nell’utilizzo di
alimenti nutrienti, portando alla svalorizzazione della scelta dei cibi.
Per quanto riguarda gli energizzanti si potrebbe ottenere una conseguenza
positiva grazie all’effetto placebo: un integratore che sulla carta promette
incremento delle energie può portare, a prescindere dalle reali proprietà,
all’esito desiderato, se la persona si convince del beneficio. L’incremento
della prestazione dunque non dipenderà solo dal prodotto, ma da quanto la
persona che ne fa uso è suggestionabile ad un’idea (questo non vuol dire che
essi non abbiano alcun effetto, ma che questo può essere mediato dalla mente di
chi li utilizza, e dall’”aspettativa”). Questo ovviamente non può avvenire con
le proteine in polvere, perché a parità di prestazione, anche se ci si convince
che il muscolo crescerà grazie al loro utilizzo, difficilmente quello si
convincerà della stessa cosa, crescendo realmente.
Sovrastimiamo forse il loro “Potere”?
Una conseguenza a mio avviso piuttosto negativa del sovrastimare l’effetto
dell’integratore e di “affidargli” determinati oneri è lo spostare il locus of
control all’esterno di noi stessi. Il locus of control è il “luogo”
figurato entro cui l’individuo ripone la responsabilità degli eventi: esso può
essere interno, esterno o “superiore”. Nell’ottica di un cambiamento o di un
comportamento finalizzato a raggiungere un obiettivo se si attribuiscono i
risultati, che siano positivi o negativi, a noi stessi, sarà più facile
manipolare le variabili sotto il nostro controllo, con consapevolezza e
criterio, al fine di aggiustare il tiro. Se invece deleghiamo la responsabilità
dei nostri risultati a qualcosa che è esterno a noi (in questo caso un
prodotto) si possono verificare due eventi: nel caso di raggiungimento degli
obiettivi, la persona potrà essere soddisfatta ma non proverà un incremento
dell’autoefficacia; nel caso di fallimento, la persona lo attribuirà al
prodotto, rischiando dunque una demoralizzazione che porta a non rimediare i
fattori che realmente hanno inficiato sul raggiungimento dei risultati ma alla
ricerca di un “prodotto migliore”.
Ultimo, ma non per importanza, l’effetto diretto e negativo che ha
l’avvicinarsi senza conoscenze a questo insieme di prodotti a cui porta la
credenza del “più ne impiego più ne beneficio” comune a molti, ovvero l’abuso
(non necessariamente dannoso ma certamente inutile).
Quindi ciò che è fondamentale capire quando ci si accosta a questa categoria
di supplementi è il valutarli per quello che realmente apportano, e non per
quello che noi pensiamo o desideriamo che facciano. La coerenza tra l’effetto
previsto e l’effetto ottenuto e la consapevolezza nell’utilizzo è necessaria
per ottimizzarne il senso all’interno di un piano studiato.
Il mio articolo per Ironmanager