mercoledì 24 agosto 2016

Mangiare sano: cosa significa veramente

Sempre più persone decidono di iniziare a mangiare sano, chi per moda (rischiando anche di prendere filoni “social” che di sano hanno ben poco), chi per scelta consapevole.
Innanzitutto, cosa significa “mangiare sano”? E soprattutto, rispetto a che cosa?  È davvero così dispendioso fare scelte mirate per preservare e promuovere la salute? Mangiare sano è costoso? Tanti lo pensano, molti lo esprimono e alcuni la utilizzano come “giustificazione” per fare scelte discutibili.
Appellarsi alle definizioni spesso risulta fuorviante. Esiste il cibo sano? No. Esistono le persone sane, determinate dalle loro scelte, abitudini e comportamenti (oltre che, come sappiamo, da variabili al di fuori del nostro controllo), e l’approccio sano all’alimentazione: il cibo può essere più o meno nutriente. Ricordando che il termine salute non implica solo l’aspetto fisico, ma anche l’aspetto psicologico, dunque ottimizzarla prevede anche il vivere con serenità le proprie scelte.
La selezione degli alimenti è uno dei primi passaggi per coloro che aspirano a fare un passo in direzione di un miglioramento della propria dieta (intesa come stile di vita). Scegliere vuol dire conoscere per valutare che rotta prendere in base ad una serie di percorsi.
L’industria non aiuta. Il marketing “crea” bisogni e necessità nella testa dell’acquirente, che si convince che determinati alimenti siano insostituibili e indispensabili nell’ottica di un’alimentazione sana. Bacche di goji, semi di lino, riso venere, amaranto, quinoa, kamut… Partendo dal presupposto che nessun alimento è INDISPENSABILE per la nostra salute e la nostra dieta, molte persone hanno la convinzione che senza inserire tali alimenti nella propria quotidianità implichi il mangiare “meno bene” rispetto ad altri, ed è per questo che poi si radica la convinzione che mangiare sano “costa caro”. Per non parlare della questione “biologico”, su cui ci sarebbe di cui discutere.


Mangiare sano implica inoltre non solo la scelta della materia prima, ma anche le modalità di cottura, la varietà degli ingredienti, il rispetto della stagionalità.
Inoltre non implica “mangiare perfetto”, anche perché la perfezione nell’alimentazione non esiste, e anche se esistesse non sarebbe certezza di prevenzione delle patologie (in quanto influisce solo in parte nell’esacerbarle, e questo è bene tenerlo sempre in mente). Esiste il mangiare “il meglio possibile”, quindi se si parte da un’alimentazione scriteriata e mal assortita, qualsiasi consapevole passo verso un miglioramento della propria gestione alimentare sarà positivo, senza necessariamente mirare troppo in alto. Dunque non è funzionale avere in mente una netta linea di demarcazione tra il mangiare sano e il non farlo, ma contemplare questo dualismo piuttosto nell’ottica di un continuum che preveda due opposti (entrambi probabilmente poco positivi) su cui potersi collocare senza vedere o bianco o nero.
L’ottica giusta dovrebbe essere “fare del proprio meglio, consapevolmente, senza farne una malattia”.
Di certo “mangiare sano” può prevedere una spesa maggiore in termini di tempo anche se, perfino da quel punto di vista, con un po’ di consapevolezza e di organizzazione sostenute da un briciolo di motivazione, ognuno può imparare ad autogestirsi nel migliore dei modi senza “rubare” troppo tempo alle proprie giornate. In ottica preventiva, anche se mangiare sano costasse di più, potrebbe essere visto come un “investimento” per il futuro.
Esiste uno stile alimentare (o scelta, intesa come alimentazione onnivora, vegana, vegetariana con tutte le sfumature del caso) “più sano” degli altri? Ad oggi, no. Può esistere il “più sano” per l’individuo, in base a intolleranze, patologie, reazioni del corpo o scelte di vita. Può esserci il “meglio” SECONDO ME, rispetto ad una scelta etica, ma non esiste un “più sano” di default. Una valutazione improntata alla salute ha come base il rispettare le necessità e le richieste del proprio organismo con responsabilità.
Tutto questo per dire che…? Che mangiare sano non può avere una definizione univoca o una pianificazione universale e NON costa di più. E soprattutto, mangiare sano non è un diktat o un’etichetta, è una fluida scelta quotidiana, che comporta consapevolezza e flessibilità. Ognuno deve essere artefice e promotore del proprio benessere senza lasciarsi demotivare da credenze poco realistiche e dettate dalla società o da coloro che “vendono” salute.

Il mio articolo per: Ironmanager

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