Sempre più persone decidono di iniziare a mangiare sano, chi per moda
 (rischiando anche di prendere filoni “social” che di sano hanno ben 
poco), chi per scelta consapevole.
Innanzitutto, cosa significa “mangiare sano”? E soprattutto, rispetto
 a che cosa?  È davvero così dispendioso fare scelte mirate per 
preservare e promuovere la salute? Mangiare sano è costoso? Tanti lo 
pensano, molti lo esprimono e alcuni la utilizzano come 
“giustificazione” per fare scelte discutibili.
Appellarsi alle definizioni spesso risulta fuorviante. Esiste il cibo
 sano? No. Esistono le persone sane, determinate dalle loro scelte, 
abitudini e comportamenti (oltre che, come sappiamo, da variabili al di 
fuori del nostro controllo), e l’approccio sano all’alimentazione: il 
cibo può essere più o meno nutriente. Ricordando che il termine salute 
non implica solo l’aspetto fisico, ma anche l’aspetto psicologico, 
dunque ottimizzarla prevede anche il vivere con serenità le proprie 
scelte.
La selezione degli alimenti è uno dei primi passaggi per coloro che 
aspirano a fare un passo in direzione di un miglioramento della propria 
dieta (intesa come stile di vita). Scegliere vuol dire conoscere per 
valutare che rotta prendere in base ad una serie di percorsi.
L’industria non aiuta. Il marketing “crea” bisogni e necessità nella 
testa dell’acquirente, che si convince che determinati alimenti siano 
insostituibili e indispensabili nell’ottica di un’alimentazione sana. 
Bacche di goji, semi di lino, riso venere, amaranto, quinoa, kamut… 
Partendo dal presupposto che nessun alimento è INDISPENSABILE per la 
nostra salute e la nostra dieta, molte persone hanno la convinzione che 
senza inserire tali alimenti nella propria quotidianità implichi il 
mangiare “meno bene” rispetto ad altri, ed è per questo che poi si 
radica la convinzione che mangiare sano “costa caro”. Per non parlare 
della questione “biologico”, su cui ci sarebbe di cui discutere.
Mangiare sano implica inoltre non solo la scelta della materia prima,
 ma anche le modalità di cottura, la varietà degli ingredienti, il 
rispetto della stagionalità.
Inoltre non implica “mangiare perfetto”, anche perché la perfezione 
nell’alimentazione non esiste, e anche se esistesse non sarebbe certezza
 di prevenzione delle patologie (in quanto influisce solo in parte 
nell’esacerbarle, e questo è bene tenerlo sempre in mente). Esiste il 
mangiare “il meglio possibile”, quindi se si parte da un’alimentazione 
scriteriata e mal assortita, qualsiasi consapevole passo verso un 
miglioramento della propria gestione alimentare sarà positivo, senza 
necessariamente mirare troppo in alto. Dunque non è funzionale avere in 
mente una netta linea di demarcazione tra il mangiare sano e il non 
farlo, ma contemplare questo dualismo piuttosto nell’ottica di un 
continuum che preveda due opposti (entrambi probabilmente poco positivi)
 su cui potersi collocare senza vedere o bianco o nero.
L’ottica giusta dovrebbe essere “fare del proprio meglio, consapevolmente, senza farne una malattia”.
Di certo “mangiare sano” può prevedere una spesa maggiore in termini 
di tempo anche se, perfino da quel punto di vista, con un po’ di 
consapevolezza e di organizzazione sostenute da un briciolo di 
motivazione, ognuno può imparare ad autogestirsi nel migliore dei modi 
senza “rubare” troppo tempo alle proprie giornate. In ottica preventiva,
 anche se mangiare sano costasse di più, potrebbe essere visto come un 
“investimento” per il futuro.
Esiste uno stile alimentare (o scelta, intesa come alimentazione 
onnivora, vegana, vegetariana con tutte le sfumature del caso) “più 
sano” degli altri? Ad oggi, no. Può esistere il “più sano” per 
l’individuo, in base a intolleranze, patologie, reazioni del corpo o 
scelte di vita. Può esserci il “meglio” SECONDO ME, rispetto ad una 
scelta etica, ma non esiste un “più sano” di default. Una valutazione 
improntata alla salute ha come base il rispettare le necessità e le 
richieste del proprio organismo con responsabilità.
Tutto questo per dire che…? Che mangiare sano non può avere una 
definizione univoca o una pianificazione universale e NON costa di più. E
 soprattutto, mangiare sano non è un diktat o un’etichetta, è una fluida
 scelta quotidiana, che comporta consapevolezza e flessibilità. Ognuno 
deve essere artefice e promotore del proprio benessere senza lasciarsi 
demotivare da credenze poco realistiche e dettate dalla società o da 
coloro che “vendono” salute.
Il mio articolo per: Ironmanager

 
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