lunedì 17 ottobre 2016

Le critiche degli altri

Capita che quando si intraprende un percorso di cambiamento che implichi una modifica delle abitudini precedenti, magari sul piano di un miglioramento delle abitudini alimentari o sulla frequenza dell'attività fisica, non manchino le critiche, i commenti velatamente negativi ed il continuo rimarcare da parte degli altri il cambiamento e la diversità (spesso con accezione negativa): "Sei cambiato", "prima eri diverso", "non ti riconosco più", " sei diventato "fissato" ". Partiamo dal presupposto che spesso può essere più una percezione che un dato di fatto. Il cambiamento comporta una messa in discussione di determinate abitudini che ci portano ad essere più vulnerabili e a percepire in maniera più dilatata le parole degli altri. Ma se la critica è palese ed esplicita innanzitutto è bene riflettere razionalmente sull'eventuale fondatezza della stessa (in certi casi potrebbero essere valide, ad esempio quando il cambiamento rasenta l'ossessione: in quel caso è bene dunque contemplare un percorso  per uscire da una rigidità, da una "fissazione" che porta a vivere con poca serenità).
Ma in alternativa, perché ci criticano? E perché quelle critiche ci rimbombano dentro?
Nel primo caso le ragioni potrebbero essere molte: ad esempio la tendenza naturale dell'uomo a razionalizzare, dunque a giustificare un proprio comportamento negativo screditando una scelta alternativa (la scelta di cambiare in positivo, ad esempio, trovando le strategie per muoversi verso un miglioramento, scastrandosi da una omeostasi sicura ma non ottimale), oppure la mancata capacità di comprendere, la difficoltà a trovare compromessi perché non sono loro ad essere cambiati (dunque il difetto si proietta nella persona che ha modificato la propria vita allontanandosi da uno status comune, a prescindere). La risposta alla seconda domanda può variare: le parole degli altri possono toccarci perché, come anticipato, in un percorso evolutivo vi è un fisiologico periodo in cui si ha la paura, oltre che di arrestarsi, di tornare alle abitudini precedenti, dunque è naturale avere timore che l'influenza altrui possa determinare tale effetto. Oppure potrebbe darsi che ci faccia rabbia che proprio gli altri, con abitudini sbagliate, si permettano di giudicare una scelta di salute (della serie "da che pulpito"). In quel caso è bene ricordare innanzitutto la questione della razionalizzazione espressa sopra, secondariamente la propria forma mentis prima di acquisire la motivazione al cambiamento.
Quindi come mi devo comportare?
Al momento in cui accusiamo una critica è bene valutare se essa è reale oppure solo percepita, se è motivata oppure no, conseguentemente cercare di capire il motivo per cui ci tocca, ma sopratutto comprendere il motivo per cui gli altri si sentono in dovere di esporla. Non tutti condividono, tanti non approvano, alcuni giudicano o screditano. Ma siamo davvero noi quelli "diversi"? Sì, ma diversità non è sinonimo di errore, anzi. Nella vita esiste un ampio range di scelte che non possono essere etichettate come sbagliate, tra cui certamente l'intraprendere una strada di cambiamento volta al miglioramento fisico e mentale. Sarebbe buona norma sostenere le persone che ci sono vicine, ma non possiamo pretenderlo. Scegliamo la nostra strada e in modo indipendente scegliamo di percorrerla. Non è possibile fare in modo che tutti apprezzino un percorso, ma possiamo prendere consapevolezza della soddisfazione e della positività del nostro cambiamento e della nostra scelta, con piena coscienza della propria autoefficacia. Potrà avvenire che col tempo si venga "accettati", "capiti", addirittura "seguiti". Nel frattempo è giusto progredire verso la propria realizzazione, facendo tesoro delle critiche "costruttive", impermeabili a quelle "distruttive".

Il mio articolo per Ironmanager.it

Reader InteraIl mio articolo per Ironmanager.it

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