mercoledì 20 luglio 2016

La CARBOFOBIA: una paura dei nostri tempi che può avere alcuni rischi



 Il termine fobia, in psicologia, indica un’irrazionale e persistente paura di un determinato oggetto (situazione, animale, persona) che porta il soggetto a vivere una sensazione di disagio, di autonomia ristretta e di continuo evitamento delle circostanze che potrebbero metterlo a contatto con l’oggetto della fobia (che, nella realtà, non rappresenta reale pericolo).
Per quanto riguarda l’ambito dell’alimentazione, questa infondata paura è spesso espressa nei confronti di determinate classi di alimenti: in questo caso specifico affronteremo la “fobia dei carboidrati” (già da tempo dibattuta in America e denominata “carborexia”), ovvero il categorizzare i cibi ad alto contenuto (in percentuale rispetto agli altri macronutrienti) di carboidrati come “cibi cattivi”, da evitare, per l’immotivata convinzione che facciano ingrassare.
Partendo dal presupposto che non esiste alcun reale motivo per cui tale paura possa essere fondata, dal momento che è appurato che sia l’eccesso calorico, e non una determinata classe di alimenti, a portare ad un accumulo di grasso, è però evidente quanto stiano dilagando “diete di moda” che propongono la quasi eliminazione dei carboidrati al fine di ottenere una perdita di peso nel breve termine. È pacifico che una dieta che porta alla quasi abolizione di un macronutriente che nell’alimentazione media apporta circa il 50% di calorie, nonostante si incrementino (generalmente in maniera inadeguata) i livelli degli altri due, porterà inevitabilmente ad una perdita di peso dovuta al deficit calorico (sebbene poi siano evidenti gli spesso scarsi risultati di tali diete nel mantenimento del peso nel lungo termine, sia per la modalità della perdita del peso che per la sostenibilità del regime). Questo ha portato all’errata convinzione che il carboidrato sia il male, il nemico da evitare per perdere kg.

Non aiutano di certo a sradicare questa convinzione i messaggi lanciati dai media e dall’industria alimentare, i primi diffondendo la cultura della forma perfetta con alimentazioni estreme sponsorizzate da modelle e attrici, la seconda proponendo continuamente alimenti “low carb” alternativi ai classici.
Non di rado avviene anche che alcune persone si auto convincano senza reale riscontro di essere intolleranti al glutine, o addirittura proprio ai carboidrati (intolleranza peraltro inesistente), denunciando sintomi talvolta esasperati, probabilmente causati semplicemente dall’ECCESSO, e questo porta alla più o meno conscia conseguenza di restringere l’assunzione degli alimenti in cui sono presenti. Eliminando quindi i cibi che li contengono, senza compensare adeguatamente con alimenti alternativi, sentendosi per forza di cose “alleggeriti” e notando una perdita di peso, si rinforza dunque l’errata convinzione, confermando la scelta e mantenendola, col rischio di entrare in un circolo vizioso in cui spesso si ha il terrore di reinserire determinati alimenti nella propria quotidianità.
La necessità di voler trovare un capro espiatorio a cui attribuire la “colpa” del proprio sovrappeso è un meccanismo mentale inadeguato, da cui proteggersi, in quanto ogni alimentazione bilanciata che contempla un deficit calorico porta ad una perdita di peso. È vero che all’eliminazione del carboidrati (spesso “fai da te”, dunque con un regime fortemente ipocalorico) consegue nel breve periodo un decremento ponderale (notare bene che non si tratta solo di PERDITA DI GRASSO ma in buona percentuale di liquidi e di massa muscolare). Quello che però bisogna tenere in conto è che l’immediata e repentina perdita di kg porterà inevitabilmente ad uno stallo, e a livello psicologico dunque ad un abbattimento e scoraggiamento atti a determinare l’abbandono della restrizione e un ritorno alle abitudini precedenti (con conseguente aumento di peso).
Dunque, per concludere, nell’approccio alla dieta è necessario SEMPRE ricordare che:
-è bene parlare di “alimenti”, non di “carboidrati” (valutare in primis la qualità e la quantità, non la classe generica);
-Non esistono cibi cattivi e cibi buoni, è semplicemente necessario vivere nell’ottica della moderazione;
-Nessun macronutriente fa ingrassare, è l’eccesso di calorie che porta all’incremento del peso;
-Le scelte drastiche rischiano di avere vita breve, portando dunque ad una inversione di tendenza nell’eccesso opposto, oppure radicandosi in disturbi più complessi;
-A meno di obiettivi sportivi nel breve termine o patologie che necessitano di piani strutturati e limitanti, ha davvero poco senso imporsi alimentazioni troppo selettive.

Il mio articolo per Studio Trainer Italia

Nessun commento:

Posta un commento